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Filastrocca della musica Senti le trombe d’oro e di sole Squilli di raggio le loro parole Senti i clarini, amici di legno Voci di sera, velluto di sogno Senti i tamburi, fiori pesanti Cuori invincibili degli elefanti Senti i violini, fili di veli Voli di rondini, gridi di cieli Strega e la musica, ora lo sai Vuole il tuo cuore, e glielo darai Da “La Melevisione” Quando cominciare a fare ascoltare musica. La musica fa parte della storia di ogni popolo: è gioia, divertimento, gioco, emozione; è un modo per comunicare con gli altri e con l’ambiente che ci circonda. Quindi è superfluo chiedersi quando cominciare: subito. Durante la gravidanza La musica vibra dentro il nostro corpo, e questo succede già da quando il tuo bimbo è ancora nel grembo: dal 6° mese di gravidanza infatti lui è già capace di ascoltare i suoni e addirittura di ricordarli dopo la nascita, tanto da riconoscerli e reagire con piccole modificazioni del viso o del suo stato d’animo. Su questo ci sono bellissime sperimentazioni. Alcune mamme raccontano di aver ascoltato molto spesso durante la gravidanza un brano preferito, e che questo poi le ha aiutate in alcuni momenti di difficoltà nel calmare il pianto o nell’accompagnare il sonno del proprio bimbo. Quindi, se c’è un disco preferito dai genitori, un disco che faccia parte della loro vita, del loro incontro è molto interessante farlo sentire al bimbo. Dal 5° mese di gravidanza si può essere certi che lui lo sente, perché il suo udito è già capace di ascoltarlo, e lo ricorderà anche dopo nato. Sia che si tratti di musica classica o di una canzone, di Wagner o di De André. È quindi un modo per inserire già da allora il bambino nella storia della famiglia. Molto meglio che portarsi a casa le foto ecografiche. Se poi questa canzone la canta la mamma o il padre, il piccolo riconoscerà con la musica anche la voce. Il legame sarà più stretto e sarà un gran bell’iniziare la vita con lui. Ascoltando e cantando per lui, anche voi vi sentirete più uniti. Dopo la nascita Già dai primi mesi di vita i bambini a scoltano con grande interesse filastrocche, canzoncine, tutto ciò che attraverso la musica o la voce produce suono, ritmo: se i genitori gli cantano qualsiasi cosa (non serve essere intonati), il piccolo li guarderà ipnotizzato, attento, rapito; fin da allora completerà le frasi musicali dei genitori e, appena sarà più grande, potrà anche partecipare più completamente con la voce, con il corpo e con l’aiuto di tutto quanto gli capita a tiro per “fare musica”. Se fare musica diventerà una cosa familiare, la si potrà utilizzare anche in momenti critici, quando la fatica, la noia o la paura mettono a dura prova: i lunghi viaggi in macchina, le interminabili attese nelle sale d’aspetto, un prelievo di sangue o qualche altra manovra che mette ansia. Cantare insieme una canzone rasserena anche i genitori e aiuta a trasferire al bimbo un senso di tranquillità che forse in quel momento non si riuscirebbe a ottenere con le parole. Insomma, qualunque momento o età sono buoni. Una cosa importante da sapere è che non serve saper cantare, si può stonare insieme, si può suonare con coperchi e pentole, si può ballare in cucina mentre si prepara la cena. Ma la cosa più importante da sapere è quanto ci si può divertire insieme facendo musica, come ci si può sentire insieme in una can zone, quanto forti rimarranno i legami intorno a quella musica giocata insieme. Quando poi il bambino sarà più grande e magari saprà cantare o avrà voluto imparare a suonare uno strumento (ma non è per questo che si deve fare musica in famiglia), potrà essere divertente farlo insieme agli amici, e questo avrà un grande valore anche per la sua formazione di adolescente e di persona adulta: far parte di un gruppo di amici con cui si condividono esperienze, emozioni e progetti aiuta a crescere in modo responsabile e maturo e ad avere relazioni più sicure e partecipate. Sono conosciute diver se esperienze di realtà giovanili con grandi difficoltà sia in altri Paesi (per esempio Sud America) sia nazionali, in cui appartenere a un progetto musicale ha aiutato i ragazzi a ripensare il proprio futuro, magari riprendendo gli studi, o cercando un lavoro, o smettendo abitudini e comportamenti pericolosi e dannosi. Per questo non c’è un tempo critico per avvicinarsi alla musica, ma qualunque momento della vita è buono per farlo, ma è meglio cominciare subito partendo dal periodo della gravidanza, quando si strutturano i legami più profondi tra la madre e il bambino, e subito dopo la nascita; anche le esperienze scolastiche sono importanti, o le iniziative che possono trovarsi in ambienti come ospedale o ambulatori pediatrici, dove la musica può fungere da aiuto per affrontare la sofferenza. La musica aiuta Come già detto, cantare e ascoltare musica può aiutare nelle azioni di tutti i giorni: mangiare la pappa, andare a nanna, fare il bagnetto, o in momenti più difficili che si possono presentare. Oltre a questi vantaggi immediati sembra che i bambini che ascoltano musica molto precocemente (dalla gravidanza o dai primi mesi di vita) comincino prima a fare quelle che in gergo tecnico si chiamano “lallazioni” musicali (cioè tutti quei rumoretti sonori che fanno i neonati) e con più varietà rispetto ai bambini che non hanno avuto contatti con la musica. Si è anche notato che questi bimbi sviluppano la capacità di cantare intonati verso i 2-3 anni, cioè molto prima degli altri che normalmente lo riescono a fare intorno ai 6-7 anni. Negli ultimi anni i medici particolarmente interessati allo studio delle capacità di sviluppo del feto e del neonato (neurologi, pediatri e studiosi di neuroscienze) hanno approfondito il rapporto fra la musica e le capacità di reazione e di apprendimento, con l’intelligenza e la creatività, e hanno osservato che essa rappresenta un grosso stimolo. Alcuni studiosi sostengono che la musica funzioni da nutrimento per il cervello e che quindi influenzi la velocità del pensiero o le attitudini matematiche del bambino. Quello che è certo è che il contatto con la musica fin dalla nascita permette un arricchimento di tutte le capacità intellettive del bambino ed è di aiuto nello sviluppo della sua sensibilità musicale. Non va inoltre trascurato l’effetto che il contatto precoce con la musica produce sulla capacità di avvicinarsi a una cultura più ampia e consapevole. Che musica ascoltare? Qualunque musica. La musica è un valore assoluto e qualunque genere piaccia, dalla classica al rock, può essere una buona compagnia. I motivi orecchiabili, quelli tipici delle canzoni per bambini, di solito risultano più facili da ascoltare, contrariamente alle forti percussioni che a volte possono essere disturbanti, ma si può scegliere quello che piace di più o che in quel momento sembra più adatto alla situazione, alle aspettative, alle cose che avete da fare. Anche andare ad ascoltare musica dal vivo, con il bimbo, è una esperienza da tentare. La magia di un suono che esce dallo strumento, la capacità di fondere più suoni in un’unica melodia, tutto affascinerà e aiuterà il tuo bambino a comprendere che fare musica è un’attività concreta che si può fare con violini e flauti ma anche con pentole e coperchi. Per saperne di più www.natiperlamusica.it

 

 

 

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