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L’uso di alcol costituisce un significativo fattore di rischio per la salute pubblica che investe non

solo l’età adulta ma anche l’età pediatrica. Infatti, l’esposizione all’alcol può essere “subìta” dal

nascituro durante la vita fetale e può essere “scelta” dall’adolescente in conformità a modelli sociali e comportamentali. Gli effetti sono comunque molto rischiosi per la salute fisica e mentale del futuro adulto e quindi dell’intera società.

 

I punti salienti dei rischi associati all`esposizione dell`alcol per il nascituro possono essere così

riassunti:

 

- si registra un’abitudine all’alcol sempre più diffusa tra le donne; questo, per ciò che concerne la

gravidanza, comporta un maggiore rischio statistico di un ampio spettro di danni al feto dovuti

all’alcol (Fetal Alcohol Spectrum Disorders= FASD) sino al danno meglio definito e più severo, di

sindrome feto-alcolica (Fetal Alcohol Syndrome=FAS).

 

- il danno non è dose-correlato, e a tutt’oggi non si conosce un limite di assunzione “sicuro”,

raccomandabile.

 

- tutto è correlato alla capacità e rapidità di metabolizzazione dell’alcol attraverso vari sistemi

enzimatici che sono mediamente più efficaci nell’uomo rispetto alla donna, e nell’adulto rispetto al

bambino.

 

- uno studio epidemiologico italiano su una coorte di 543 bambini indica una prevalenza di FAS dello 0,4-0,7% e una prevalenza di anomalie fisiche comportamentali attribuibili a FASD 5 volte superiore, entrambi valori più alti rispetto ad analoghe ricerche effettuate in altri Paesi.

 

- se le donne scelgono di bere in gravidanza, non dovrebbero superare una, al massimo due unità

alcoliche (1 UA=12 g di alcol) a settimana, senza con questo avere garanzia di non trasmettere

alcun rischio di danno al nascituro. I danni del bambino associati all`esposizione all`alcol durante la gravidanza sono variabili e a volte molto seri e riguardano: ritardo di crescita pre e post-natale; difetto di crescita o morfologia cerebrale con anomalie strutturali del cervello; circonferenza  cranica piccola; presenza di due o più anomalie facciali minori tra rime palpebrali brevi, labbro superiore sottile, filtro lungo e piatto.

 

Le anomalie cognitive e/o comportamentali riguardano la difficoltà nella soluzione di problemi

complessi, astrazione, giudizio, matematica. Compaiono inoltre un basso livello evolutivo del

linguaggio espressivo e recettivo, labilità emotiva, disfunzione motoria. Il rendimento scolastico è

scarso, e spesso l’interazione sociale è difficile, con manifestazioni di aggressività.

I rischi associati all`esposizione dell`alcol in età pediatrica possono essere così riassunti:

l’OMS raccomanda di non consumare alcolici sotto i 16 anni di età, in quanto l’organismo

adolescente è fisiologicamente più vulnerabile all’alcol. Oggi però si comincia a bere sempre prima:

in Italia l’età media del primo consumo di alcol è 12 anni, il valore più basso della UE. Studi

recenti riportano la comparsa di patologie correlabili a consumo di alcol in età pediatrica  soprattutto tra le ragazze.

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