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Tutti vi chiedono come dorme il vostro bambino?

Vi sembra che tutti gli altri bambini dormano più del vostro? Vi sembra che voi o il vostro bambino veniate giudicati in base a quanto ‘bene’ lei o lui dorme? Vi è stato detto che il voi e il vostro bambino “dovreste” dormire diversamente da come fate? Non siete soli!

 

È importante ricordare che i bambini si comportano secondo i propri ritmi biologici interni e non sono consapevoli di quello che viene detto ai loro genitori. Spesso occorrono diversi mesi perché nel bambino si stabilisca uno schema stabile di sonno e veglia diurno e notturno. Durante questo periodo molti genitori hanno solo bisogno di essere rassicurati sul fatto che il loro bambino è normale e che i suoi schemi di sonno si stanno sviluppando come previsto. Nei casi in cui ci sentiamo insoddisfatti dello sviluppo del sonno del nostro bambino può essere che il problema non sia il bambino, ma piuttosto le nostre aspettative sul sonno e sui suoi bisogni. I neonati possono dormire per circa 18 ore al giorno, ma

spesso solamente per 2-3 ore per volta. Durante il primo anno di vita la durata complessiva del sonno diminuisce a circa 15 ore e la maggior parte del sonno comincia a concentrarsi durante la notte via via che si sviluppano i ritmi circadiani (funzioni biologiche grosso modo legate alla giornata di 24 ore). Tuttavia ogni bambino è diverso! Uno studio recente mette in evidenza la variazione che si riscontra nella durata media del sonno durante il primo anno di vita.

 

I neonati hanno stomaci molto piccoli ed hanno bisogno di essere nutriti spesso, ecco perché si svegliano ogni 2 ore circa. Alcuni bambini si svegliano più spesso, altri dormono più a lungo. Man mano che crescono diventano capaci di resistere un po’ di più tra i pasti, tuttavia il latte umano viene digerito velocemente e generalmente i bambini hanno bisogno di esser nutriti frequentemente di giorno come di notte. Verso i 3 mesi alcuni bambini (ma non tutti) cominciano a regolarizzarsi (arrivano cioè a dormire di notte per un intervallo di tempo fino a circa 5 ore, saltando il pasto notturno). Verso i 5 mesi può essere capitato alla metà dei bambini di aver dormito per un intervallo di 8 ore alcune notti. Tuttavia in generale i bambini non dormono per tutta la notte per tutte le notti fino a circa un anno di vita, e anche qualora lo abbiano fatto qualche volta, molti bambini ricominciano a svegliarsi. Uno studio ha rivelato che il 27% dei bambini non aveva dormito regolarmente tra le 22 e le 6 del mattino prima di un anno, sebbene questo studio non tenesse conto della modalità di alimentazione né del luogo in cui il bambino dormiva. Il 13% dei bambini non aveva dormito regolarmente per 5 ore o più prima di un anno. Alcuni bambini perfettamente sani continuano perciò a svegliarsi diverse volte durante la notte anche dopo l’anno.

 

• Noi esseri umani abbiamo un lungo periodo di sviluppo dopo la nascita, durante il quale il cervello dei bambini cresce a un ritmo molto veloce, il che richiede una grande quantità di energia

• Per questo abbiamo bisogno di nutrirci spesso e su richiesta, con un latte ad alto potere calorico, a basso contenuto di grassi, che possa essere digerito rapidamente

• Nasciamo con alcuni sensi ben sviluppati – in particolare la vista, l’udito e il tatto

• Ma non siamo in grado di aggrapparci a chi si prende cura di noi e quindi dobbiamo fare affidamento sull’essere trasportati per stargli vicino

• Alcuni aspetti della nostra fisiologia hanno bisogno di diversi mesi per maturare, ad esempio il controllo della temperatura corporea, del respiro e del battito cardiaco.

 

Nel corso della nostra evoluzione, i piccoli umani non sarebbero sopravvissuti senza la presenza costante di qualcuno che si prendesse cura di loro, in genere la madre. Insieme al bisogno di essere nutriti in modo frequente, questo significa che i piccoli degli esseri umani sono fatti per stare vicino alla madre, di giorno e di notte. Essi si sono evoluti biologicamente per dormire vicino al corpo della madre (e probabilmente a contatto con lei) durante i primi mesi o anni di vita. Nelle epoche passate non saremmo sopravvissuti senza fare così. Oggi viviamo e dormiamo in ambienti molto diversi da quelli in cui ci siamo evoluti e quindi comprendere il sonno dei bambini implica raccogliere informazioni su cosa è normale per il sonno dei bambini in base all’evoluzione della nostra biologia e ai modi in cui la nostra storia e la nostra cultura hanno determinato ciò che noi oggi consideriamo normale.

 

Può capitare che i genitori si sentano sotto pressione per aiutare i loro bambini a diventare indipendenti già dalla tenera età. Secondo i miti popolari, i bambini ‘bravi’ dormono per tutta la notte, dormono da soli e non richiedono attenzioni durante la notte. La conseguenza è che i genitori potrebbero ritrovarsi a cercare di ‘aiutare’ il loro bambino a ‘dormire tutta la notte’ il prima possibile. Ma aspettarsi che un bambino dorma da solo e per periodi prolungati è irrealistico e può essere dannoso.

 

La ricerca evidenzia che i bambini alimentati artificialmente arrivano a dormire più profondamente e per intervalli più lunghi prima dei bambini allattati al seno, anche se la quantità complessiva di ore di sonno è la stessa. Utilizzare il latte formulato o il cosiddetto ‘sleep training’ (allenamento al sonno) per incoraggiare i bambini a ‘dormire tutta la notte’ prima che essi siano pronti, rende difficile il proseguimento dell’allattamento al seno. Questo può inoltre incoraggiare i bambini a sviluppare schemi di sonno maturo prima che si siano sviluppati altri processi quali quelli che controllano la regolazione della temperatura, la produzione ormonale e i geni che controllano i nostri ritmi biologici. Il risveglio dal sonno è considerato un importante meccanismo di protezione dei bambini da episodi potenzialmente fatali di apnea associati alla sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS, da Sudden Infant Death Syndrome). Incoraggiare periodi di sonno lunghi e profondi prima che i bambini siano pronti può esporre maggiormente alcuni bambini al rischio di SIDS.

 

In tutto il mondo, e nel corso della storia umana, i bambini hanno sempre dormito vicino alle loro madri, sia di giorno che di notte. Fino all`avvento delle tecnologie avanzate, semplicemente non potevano sopravvivere senza le loro madri.

 

Al giorno d`oggi siamo in grado di mantenere i bimbi vivi, riscaldati, nutriti e al sicuro, anche senza il contatto con il corpo delle loro madri. Come adeguare le cure per i bambini nel nostro mondo del 21 ° secolo, e come adattare gli stili di vita di oggi in modo da soddisfare esigenze dei bambini, non sono cose sulle quali spesso ci fermiamo a pensare, ma forse dovremmo. Il luogo dove ci aspettiamo o incoraggiamo, e permettiamo che i bambini dormano è solo uno dei problemi.

 

Far dormire il bambino in una culla nella vostra stessa stanza, fino a quando non ha almeno 6 mesi di età, è uno dei consigli fondamentali dati ai neo genitori. Ci sono due ragioni importanti per questo:

In primo luogo, una serie di studi effettuati in Europa, in Inghilterra, Stati Uniti e Nuova Zelanda ha dimostrato che i bambini che dormono in camera con i genitori hanno un minor rischio di Sindrome di morte infantile improvvisa (SIDS) rispetto ai bambini che dormono in una stanza separata.

• Uno studio, che ha confrontato 745 neonati deceduti per SIDS con 2411 bambini di controllo in tutta Europa, ha stimato che il 36% dei decessi per SIDS si sarebbero potuti evitare se i bambini avessero dormito in una culla in camera con i genitori.

• Uno studio inglese, confrontando 325 neonati deceduti per SIDS con 1300 bambini di controllo, ha rilevato che il 75% delle SIDS diurne si è verificata mentre i bambini erano soli in una stanza.

 

Non ci sono evidenze che indicano che gli apparecchi per il controllo del respiro del neonato o i monitor di movimento servano per prevenire la SIDS.

 

In secondo luogo, molti genitori trovano che la cura del loro bambino è più facile quando condividono la stanza: l`alimentazione notturna è più facile, i bambini piangono meno quando sono vicini al loro genitore/i, e sia i genitori che i neonati dormono di più. La ricerca suggerisce che la separazione provoca stress nei  bambini, anche se sembrano essere ben addormentati.

 

Molti genitori portano i loro bambini nel loro letto per dormire, ma per la maggior parte dei bambini questo non è il posto usuale per dormire. La condivisione del letto avviene per lo più per una parte della notte, o per un paio di notti a settimana. Dormire col bambino nel lettone (bedsharing) è una pratica comune. Gli studi hanno evidenziato che circa il 50% di tutti i bambini del Regno Unito ha condiviso almeno una volta il letto nei primi 3 mesi di vita.

 

• Condividere il letto è fortemente associato con l`allattamento al seno: il 70-80% dei bambini allattati al seno stanno nel letto con la madre o con i genitori almeno qualche volta nei primi mesi, e molti studi hanno scoperto che le madri che hanno i bambini nel letto allattano molto più a lungo rispetto a quelle che non lo fanno.

• Altre persone condividono il letto per favorire il legame col proprio bambino, specialmente se devono lasciare il loro bambino durante il giorno, altri lo fanno quando il loro bambino è malato, per essere in grado di prestare la massima attenzione; a volte le persone condividono il letto perché non possono permettersi una culla o un lettino.

 

Le raccomandazioni ufficiali scoraggiano la condivisione del letto quando questa può essere pericolosa. Gli studi più recenti hanno dimostrato che la maggior parte dei decessi in caso di condivisione del letto avvengono quando l’adulto che dorme col bambino ha fumato, bevuto oppure ha assunto droghe (sostanze illegali ma anche farmaci) che li fanno dormire profondamente. Potrebbe anche esserci un piccolo aumento del rischio per i bambini sotto i 4 mesi, anche se i genitori non fumano, bevono o si drogano, tuttavia le evidenze sono molto controverse.

 

Addormentarsi su un divano, e la condivisione occasionale del letto, possono essere molto pericolosi. È importante che i genitori riflettano in anticipo sulla condivisione del letto nelle proprie particolari circostanze: anche se non hanno in programma di farlo, può essere pericoloso quando i genitori si addormentano con i loro bambini accidentalmente.

 

Dormire con un bambino su un divano o una poltrona può essere molto pericoloso. I bambini possono incastrarsi tra il corpo del genitore e lo schienale di un divano o il bracciolo di una sedia e il peso del corpo dell`adulto può impedire al bambino di respirare.

 

Il divano è l`unico luogo per dormire in cui i decessi per SIDS sono aumentati negli ultimi anni, un aumento dal 6% nel 1993-6 al 16% nel 2003-6. Ciò rappresenta un aumento da 24 a 42 morti l`anno. Questo aumento è avvenuto in un momento in cui i decessi per SIDS in tutti gli altri ambienti sono in calo (in concomitanza con il fatto che i genitori mettono i loro bambini a dormire sulla schiena, invece che proni). Può essere anche perché alcuni genitori scelgono di nutrire e di accudire i neonati sul divano invece che portarli nel proprio letto.

 

In tutte le parti del mondo vi sono culture in cui i bambini sono portati dalle loro mamme (o dai papà, dai fratelli e più in generale dai membri della comunità) per l’intero corso della giornata.

Questi bimbi passano la maggior parte del tempo a dormire in una fascia porta bebè solitamente costituita da un semplice pezzo di stoffa. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’America la pratica del portare i bambini in una fascia o in un marsupio viene chiamata “baby wearing”, letteralmente “indossare i bambini”. Nel Regno Unito è poco comune che i genitori usino la fascia per portare i loro bambini anche durante gli episodi di sonno diurni ma ci sono diverse ragioni per cui per cui questa pratica potrebbe essere utile.

Le ricerche che hanno studiato specificamente i vantaggi del portare i bambini durante il sonno sono poche. Tuttavia, numerosi studi in aree tematiche correlate suggeriscono che una genitorialità ad alto contatto ha vantaggi per il bimbo e per la mamma.

 

Il consiglio per i neogenitori è che il bambino dovrebbe dormire in una culla o lettino nella stessa stanza dove dormite voi, che sia di giorno o di notte, fino a circa sei mesi di età. Gli studi hanno mostrato che questo tipo di sistemazione riduce il rischio di SIDS (sindrome da morte in culla). In particolare, uno studio

inglese ha confrontato 325 casi di SIDS e 1300 bambini di controllo, scoprendo che 75% delle SIDS diurne sono avvenute mentre i bambini erano da soli in una stanza. L’uso della fascia o di un marsupio rende più semplice mantenere il bambino più vicino durante il giorno.

 

Ricerche sui neonati hanno mostrato che un alto contatto aiuta i piccoli a dormire più tranquillamente e più

a lungo. I bambini possono sentire il battito cardiaco, sentire i movimenti ed essere rassicurati dal fatto di averti vicino, senza vivere lo stress della separazione. I genitori che utilizzano il latte artificiale possono trovare che il portare il bambino rafforza il legame e permette portare il bambino a passeggio, concedendo così una pausa alla madre.

 

Le esperienze di vari genitori rilevano la variabilità nelle preferenze dei bambini per dormire. Alcuni bambini si calmano meglio se sono in una culla o un lettino da soli, mentre altri trovano difficile addormentarsi quando sono lasciati soli. Le ricerche dimostrano che i bambini devono associare il momento del sonno ad un ricordo positivo e che quelli che hanno un ambiente tranquillo per dormire, e per i quali l’addormentarsi è un momento piacevole, sviluppano abitudini al lungo termine del sonno migliori. Per alcuni bambini, un ambiente tranquillo e piacevole per dormire significa stare in contatto con la madre o altra persona che si occupa di lui/lei – una prassi tipica in tanti paesi. Perciò questi bambini preferiscono addormentarsi stando a contatto con i genitori o con una persona cara – una prassi tipica in tanti paesi. Alcuni bambini preferiscono addormentarsi accompagnati dalle coccole dei genitori, non lasciati soli, quindi questi bambini si addormentano bene nella fascia. Alcune fasce sono facili da togliere se il vostro bimbo si addormenta nelle ore notturne e volete farlo uscire dalla fascia senza disturbarlo. Alcune volte i genitori preferiscono tenere i loro bambini in fascia finché non si addormentano e li mettono a dormire in seguito.

 

I nati prematuri che vengono portati (a contatto pelle a pelle) dai loro genitori hanno una migliore capacità di termoregolazione, livelli migliori di saturazione dell’ossigeno e, nel tempo, una migliore crescita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità incoraggia i genitori di bimbi prematuri a portarli in fascia 24 ore al giorno fino al raggiungimento della data presunta del parto, in particolare in situazioni in cui le cure mediche non sono disponibili. Sebbene molti genitori non debbano tenere i propri bambini a contatto pelle a pelle, o 24h al giorno, il fatto che ciò venga consigliato in particolari condizioni (nascita prematura) dovrebbe tranquillizzarli sulla sicurezza e sui benefici, anche durante lunghi episodi di sonno diurno.

 

Come per altri articoli per bambini potrebbe essere utile dedicare un po’ di tempo per diventare pratici nell’uso di una fascia o di un marsupio, con l’aiuto di un altro adulto pratico. Assicuratevi di seguire le istruzioni del produttore per un uso sicuro di questi supporti. Controllate con attenzione fasce o marsupi che già possedete o che comprate o prendete in prestito per la loro integrità e tenuta. Fate solo attività sicure mentre portate i vostri bambini in fascia o marsupio – niente corsa, bicicletta o sport estremi.

 

Molti genitori prendono in considerazione i sistemi di “allenamento al sonno per bambini piccoli” nella convinzione che il bambino dovrebbe essere “aiutato” a sviluppare abitudini di sonno indipendente. Libri sul sonno e commenti da parte di amici ben intenzionati, familiari e altre fonti possono portare i genitori (già messi alla prova dalla mancanza di sonno) a credere che se non riescono ad imporre un ritmo di sonno al loro bambino, lui o lei non sarà più in grado di dormire tutta la notte di sua iniziativa.

 

Il detto “vi scavate da soli la fossa”, viene ancora spesso utilizzato in relazione ai genitori che coccolano, nutrono o cullano i loro figli per addormentarli. Come reazione, molti genitori cercano di mettere i loro bambini a dormire da soli, solo per scoprire che i bambini hanno altre idee e protestano – e forte! In molti casi, il risultato finale sono genitori che pensano di avere, loro e i loro figli, “problemi di sonno” quando in realtà , il sonno del loro (compresi i suoi risvegli notturni) è del tutto normale per la sua età e la sua fase di sviluppo.

 

Sono stati creati vari metodi per insegnare ai bambini a dormire da soli, a dormire per lunghi intervalli di tempo e a non “segnalare” (piangere) quando si svegliano, e molti di questi metodi sono stati esaminati dai ricercatori  che si occupano di sonno infantile.

I metodi che sono stati valutati comprendono “il pianto controllato” o “il lasciar piangere”, “l’estinzione graduale”, “i risvegli programmati” e l’uso di routine o di orari per abituare il bambino a ritmi di sonno e di risveglio. La maggior parte degli studi pubblicati (oltre 80%) riportano risultati positivi, indipendentemente da quale metodo è stato preso in esame, con la maggior quantità di evidenze (in termini di numero e qualità degli studi) per il “pianto controllato” o il “lasciar piangere”.

 

“Risultati positivi” significa che gli studi di ricerca hanno raggiunto uno o più degli obiettivi stabiliti. Nella maggior parte dei casi questo prevede un aumento della quantità del sonno delle madri e dei loro bambini, una diminuzione dei risvegli notturni dei bambini, o un effetto benefico su una varietà di altri risultati tra cui la depressione delle madri e il comportamento dei bambini durante la giornata. Alcuni studi hanno trovato che il miglioramento riscontrato nel sonno delle madri e dei neonati era significativo solo per una parte del gruppo studiato.

• Pochissimi studi hanno indagato circa l’impatto a lungo termine sul sonno dei bambini dei metodi di allenamento al sonno. Negli ultimi 10 anni soltanto tre studi hanno preso in considerazione i risultati dopo 6 mesi (sebbene il più lungo periodo di follow up fosse di 6 anni); nessuno ha riportato alcuna differenza riguardo al sonno o altri risultati fra i lattanti che avevano ricevuto, o non ricevuto, allenamento al sonno.

• La varietà delle modalità con cui sono stati eseguiti gli studi (ad es. la maggior parte degli studi mischiavano più di una tecnica) mostra che sappiamo molto poco del modo in cui ogni singolo metodo agisce su qualsiasi particolare gruppo di lattanti. Per alcuni genitori, il semplice fatto di far parte di un progetto di ricerca ha influenzato le modalità di comportamento, o ciò che pensavano, in relazione al sonno dei loro figli piccoli. Alcuni hanno rilevato che “stavano provando più sul serio” (ad applicare il metodo) e quindi questo funzionava meglio di quanto sarebbe avvenuto se loro non avessero partecipato alla ricerca.

• La maggior parte dei metodi di addestramento al sonno più “popolari” – cioè quelli maggiormente utilizzati dai genitori – non sono stati oggettivamente testati. Questi metodi sono basati sulle opinioni dei loro singoli inventori e le loro conseguenze per i lattanti o bambini piccoli e le loro famiglie sono del tutto sconosciute. Idee inappropriate su come i bambini “dovrebbero” dormire possono indurre i genitori a vedere “problemi del sonno” dove in realtà non ci sono.

• Infine, sappiamo che la stragrande maggioranza degli articoli che riguardano test su metodi di addestramento al sonno producono risultati “positivi”. E questo solleva la questione se studi che producono risultati negativi vengano resi pubblici o meno. Quanti studi hanno esaminato metodi per insegnare a dormire che non funzionano?

Non abbiamo modo di saperlo, ma quando ci sono solo un piccolo numero di studi pubblicati, questo potrebbe riflettere alcuni bias (pregiudizi) nel modo in cui gli studi vengono proposti o selezionati per la pubblicazione.

 

Nel complesso, ci sono prove che i metodi di addestramento al sonno possano modificare il comportamento relativo al sonno infantile a breve termine (o almeno, inducono i neonati a piangere meno, così che i genitori presumano che “dormano meglio”). Ciò che è meno chiaro è come questo accade e quali altre conseguenze tale forzatura potrebbe avere.

• Molti metodi di addestramento al sonno “efficaci” si sono concentrati sulla gestione del pianto dei bambini, piuttosto che del sonno in sé. Tali metodi richiedono che sia i genitori che i loro lattanti rompano il collegamento fra pianto e risposta parentale corrispondente. Ciò significa rompere un collegamento che si è evoluto per garantire la sopravvivenza dei bambini. Gli effetti di tutto ciò sono sconosciuti. Un recente lavoro sembra indicare che l’addestramento al sonno può interrompere la relazione fisiologica madre-bambino, questo a sua volta può nuocere allo sviluppo fisico, sociale, emotivo e comportamentale dei bambini. Al contrario, una recente ricerca ha affermato che queste “tecniche comportamentali” non provocano benefici o danni a lungo termine ai bambini, alle loro madri o al rapporto genitore-figlio. Tuttavia il campione partecipante alla ricerca era molto selezionato ed è lecito chiedersi se questa conclusione debba essere considerata applicabile in modo esteso.

• Incoraggiare i neonati a dormire più a lungo o più profondamente di quanto sia normale per il loro stadio di sviluppo potrebbe metterli a rischio di aumento della SIDS. Dormire da soli prima dei 6 mesi di età è noto per aumentare il rischio di SIDS, rispetto a dormire con la presenza dei genitori.

• Dormire di più di notte (o non chiamare/piangere ai risvegli notturni) riduce le opportunità per l’allattamento. Alcuni metodi per insegnare a dormire sottolineano che l’alimentazione e il sonno dovrebbero essere separati. In realtà le poppate notturne sono importanti per l’avvio e il mantenimento dell’allattamento, in quanto hanno un effetto maggiore sugli ormoni necessari per sostenere la produzione di latte materno.

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